di Marco Rizzi

Si sa che spesso le persone geniali ragionano in maniera strana ed inusuale. Questo discorso è facilmente applicabile a Tinker Hatfield, se si pensa che dopo aver trovato ispirazione in sandali messicani e palazzi parigini sarà un tagliaerba a dargli lo spunto per una delle sue più celebri ed amate creazioni: la Air Jordan 11.

L’anno di grazia è il 1995, l’NBA da due anni è orfana di Michael Jordan che, dopo la vittoria del terzo titolo consecutivo e la brutale morte del padre decide di ritirarsi prima dell’inizio della stagione 1993/1994. Il nuovo sport di MJJ è il baseball, amatissimo dal padre e giocato in gioventù. L’esperienza sul diamante dura poco però e, nel marzo 1995, con il celebre “I’M BACK” faxato agli uffici NBA della Olympic Tower di New York Jordan annuncia il suo ritorno, riprendendo immediatamente il suo posto nel quintetto dei Chicago Bulls con un curioso numero 45 sulle spalle. Jordan indossa nel finale di stagione la Air Jordan 10, modello presentato in sua assenza e tributo agli “onori sportivi” da lui accumulati fino a quel momento. Qualcosa però attira l’attenzione di molti fan di His Airness durante il riscaldamento di una delle partite di secondo turno di Playoffs 1995 contro gli Orlando Magic dei giovani Shaq & Penny. MJ indossa una sneaker mai vista. Bianca, nera, lucida.

Decisamente futuristica. Oggi probabilmente Twitter e Instagram avrebbero tutte le risposte, ma siamo nel 1995 e non è tutto così semplice. Per la prima volta Michael Jordan indossa la Air Jordan 11 su un parquet NBA, è la versione che passerà alla storia come “Concord”. A darne notizia sarà un imbarazzato Ahmad Rashad, durante una gara successiva in cui Jordan calca il parquet con una versione nera e viola dello stesso modello, mentre il bordocampista/ex star NFL/grande amico di Jordan indossa la “Concord”. I Bulls vengono multati ogni volta che Jordan indossa quella strana scarpa in quella serie di Playoffs, visto che nessuna delle due colorways rispetta il rigidissimo dress code NBA, non è la prima volta che la società fa un sacrificio di questo tipo per MJ.

Ormai però la frenesia è partita e, alla release ufficiale della Air Jordan 11 nell’autunno del 1995, i negozi vengono letteralmente presi d’assalto.

Dal punto di vista tecnico la 11 è uno dei capolavori di Tinker Hatfield, l’aspetto è minimale ma le tecnologie utilizzate sono davvero complesse. Per la suola viene utilizzata un’unità Full-Lenght Air, accompagnata da una piastra antitorsione in carbonio e da un’outsole traslucido con un disegno studiato appositamente per aumentare il grip senza impedire i movimenti laterali. La tomaia è in nylon e riprende il sistema di speed lacing a “loop” già utilizzato per la Air Jordan 10, mentre per la parte inferiore viene utilizzato un pannello in pelle lucida, probabilmente il dettaglio più celebre del modello.

Jordan indossa la Air Jordan 11 anche per tutta la stagione 1995/1996, passata alla storia per le 72 vittorie in stagione regolare dei Bulls (record all-time, superato soltanto dalle 73 dei Warriors nel 2016) e per la particolare “tripletta” di Jordan, che mette in bacheca i premi di MVP stagionale, MVP dell’All Star Game di San Antonio (tripla doppia indossando la colorazione “Columbia”) e MVP delle Finals 1996, in cui i Bulls sconfiggono i Seattle Supersonics nel giorno in cui negli USA si festeggia il “Fathers Day”, aggiungendo un valore speciale alla vittoria di MJ e dei Bulls.

Durante l’autunno del 1996, archiviata la stagione dei record, finalmente anche la strana colorazione nera e viola della Air Jordan 11 ha una spiegazione. Arriva infatti nelle sale Space Jam, film culto in cui Michael Jordan aiuta i Looney Tunes a sconfiggere degli invasori alieni in una particolare partita di basket, indossando proprio quelle 11 nere e viola che, da questo momento, saranno per tutti le “Space Jam”.

La Air Jordan 11 è probabilmente il modello che più ha anticipato la “pazzia” nel mondo delle sneakers, creando ogni anno lunghe code per l’acquisto di nuove o vecchie colorazioni del capolavoro di Tinker Hatfield. Per la particolare forma della tomaia, la 11 si adatta perfettamente alle suole ideate per il football americano, diventando uno dei modelli preferiti delle star NFL che possono così indossare anche sul sintetico un modello che ormai rappresenta al meglio Michael Jordan, more than basketball.

Author Marco Rizzi