di Marco Rizzi

Quando si parla di sneakers storiche, di nuove tecnologie che hanno cambiato l’industria, di come tutto sia cominciato, il primo modello che a tutti viene in mente è la Converse Chuck Taylor, la All Star. Non è di certo un caso: la All Star ha alle spalle più di cento anni di storia ed è considerabile come una delle calzature sportive più rivoluzionarie mai lanciate sul mercato, forse addirittura la prima scarpa sportiva “moderna”.

Tutto comincia nel 1908 quando Marquis Mills fonda la Converse Rubber Shoe Company a Malden, Massachussets. Converse si afferma presto come una delle prime aziende ad utilizzare in maniera consistente la gomma vulcanizzata nella produzione di scarpe invernali da uomo ed è solo nel 1915 che inizia a produrre calzature sportive. Nel 1917 lancia un nuovo modello per la pallacanestro in tela e gomma, la Converse All Star. La prima versione della All-Star è a grandi linee abbastanza simile a come la vediamo ancora oggi: tomaia hi-top in tela, suola in gomma con un particolare pattern antiscivolo per l’outsole ed un rinforzo in gomma sulla punta, il tutto in una particolare colorazione marrone e nera. La scarpa divenne rapidamente molto celebre e utilizzata da moltissimi cestisti, prima di allora non si era visto nulla del genere. Nel 1924 uno di questi giocatori di basket, un ragazzo dell’Indiana di nome Chuck Taylor, amava a tal punto le scarpe con cui giocava sin dal liceo che decise di contattare Converse per chiedere un lavoro, diventando uno dei principali rappresentanti e venditori del brand. Fu così che, in suo onore, nel 1932, le Converse All Star divennero le Chuck Taylor All Star, nome con cui il modello è celebre ancora oggi.

Converse continuò a produrre calzature sportive fino allo scoppio della IIª Guerra Mondiale, quando l’azienda fu riconvertita per cominciare a produrre attrezzatura per l’esercito, la Chuck Taylor divenne così la scarpa che i soldati indossavano durante il loro addestramento nelle accademie. Alla fine della guerra Converse tornò alla normale produzione, dominando il mercato statunitense delle calzature sportive fino alla prima metà degli anni ’70.

La Chuck Taylor rimase invariata per quasi quarant’anni, diventando una delle scarpe da basket più utilizzate di sempre. La sua affidabilità e il basso costo di produzione fecero in modo che moltissimi altri brand si adattassero al nuovo standard imposto da Converse creando nuovi modelli sulla base della “All-Star”, come BF Goodrich o Pro-Keds. Uno dei casi più particolari è quello delle “Jack Purcell” ovvero il modello che, nel 1935, BF Goodrich ideò per il campione di badminton canadese Jack Purcell, ridisegnando la protezione in plastica presente sulla punta delle Chuck Taylor. Nel 1972 BF Goodrich fu assorbita da Converse insieme a tutte le tecnologie brevettate fino a quel momento. Converse decise di riproporre la Jack Purcell, rendendola uno dei suoi modelli più celebri.

Durante i primi sessant’anni del ‘900 tutti i più grandi campioni di basket hanno indossato prima o poi le Chuck Taylor e, la maggior parte finì immortalata nel celebre “Converse Basketball Yearbook”, un volume stampato annualmente che raccoglieva i migliori giocatori di basket degli Stati Uniti. Gli ultimi giocatori ad utilizzare su un parquet NBA le Converse “All Star” furono probabilmente Michael Ray Richardson e Mickey Johnson, tra il 1982 ed il 1985. Quasi settant’anni dopo il lancio originale.

A partire dagli anni ’70 Converse cominciò a produrre la Chuck Taylor in chiave lifestyle, in moltisismi colori e materiali diversi. Il basso costo, la vasta scelta e la facile personalizzazione resero la “All Star” uno dei modelli preferiti di moltissime delle sottoculture degli ultimi cinquant’anni, dagli Hippies, fino ai Punk ed agli Skinheads, passando per tutte le sfumature del rock fino, addirittura, a diventare parte della divisa della tradizione Hip Hop nella costa ovest degli Stati Uniti.

Oggi la Chuck Taylor è ormai considerata da tutti un classico senza tempo, un vero pezzo di storia delle sneakers e del design, grazie anche alle numerose collaborazioni ed alle nuove edizioni presentate ogni anno. Le versioni più vecchie, come quelle prodotte in USA fino alla metà degli anni ’60, sono tra i pezzi più ricercati dai collezionisti, con un valore (soprattutto in Giappone dove esiste un culto per il “Made in USA”) che spesso raggiunge cifre altissime. Converse non dimentica il suo passato e lo ha dimostrato con il recente rilancio della One Star e proponendo la linea CT70, che riprende le particolari linee ed i colori lanciati durante gli anni ’70. Grazie all’arrivo sugli scaffali della “Chuck Taylor 2” nel 2015, Converse ha dimostrato come la “All Star” possa essere una scarpa attuale anche a cent’anni dalla sua creazione, integrando nuovi sistemi di produzione e la tecnologia Nike Lunar in una silouhette ormai leggendaria.

Author Marco Rizzi