di Marco Rizzi

Spesso quando si parla di Elephant Print la prima scarpa cui si pensa è l’Air Jordan 3, il modello che ha reso celebre nel mondo delle sneakers (e non solo) questo particolare pattern.

Grazie suo ruolo nella creazione dell’Air Jordan 3 Tinker Hatfield è legato a doppio filo alla storia dell’ Elephant Print, così come a quella della stampa “Safari”, creata su sua commissione nel 1987 e utilizzata per la prima volta sulla “sua” Air Safari.

La 3 è stata una scarpa rivoluzionaria sotto diversi aspetti: la prima disegnata da Hatfield per MJ, la prima Air Jordan con aria visibile, la prima con il Jumpman, ma non la prima con l’ Elephant Print. La “pelle d’elefante” ha fatto il suo debutto nel catalogo Nike nel 1987, utilizzata in una colorway speciale dell’Air Windrunner. L’anno successivo segna il debutto dell’Air Jordan 3 mentre nel 1989 l’Elephant Print ha fatto il suo ritorno sui parquet NBA ai piedi di diversi giocatori tra cui il centro dei San Antonio Spurs David Robinson, che indossavano le Air Force STS.

La Jordan 3 giocò un ruolo importante anche in uno degli utilizzi più celebri dell’ Elephant Print fuori dai campi da basket: le due colorway della Nike SB Dunk Low x Supreme del 2002. Avendo la possibilità di personalizzare la neonata Dunk Low SB, il team di Supreme decise di pagare tributo all’Air Jordan 3 replicando sul modello da skate i colori delle Air Jordan 3 “Black/Cement Grey” e “True Blue”.

L’Elephant Print ha fatto numerose volte ritorno sulla Dunk SB: nuovamente su una collaborazione di Supreme nel 2012, ma anche su De La Soul, Send Help 2, 112, Murasaki, oltre, ovviamente, all’iconica “What the Dunk”.

Se si parla di Air Max, invece, l’ Elephant Print più amato è senza dubbio quello delle Air max 1 x Atmos del 2007. In pochi anni il modello è diventato un’icona per i collezionisti, tanto da aver vinto il “vote back” indetto da Nike nel 2016 ricevendo il trattamento “Rétro” in occasione dell’Air Max Day 2017 oltre a una seconda riedizione, lo stesso anno, all’interno del pack doppio Atmos x Air Jordan insieme a un’Air Jordan 3 realizzata utilizzando la colorway della classica Air Max 1B “Safari”.

L’Elephant Print appare anche su molte altre Air Max stupende e, nella lista di “honorable mentions” non possono mancare le due Air Max 1 NL del 2005 in colorway jordanesca, le Air Max ’97 “Kashima Antlers”, il sample mai rilasciato delle Air Max 1 x Clot e l’Air Max 1 “112”. In questo caso l’Elephant Print è uno degli elementi principali dell’intera collezione che DJ Clark Kent ha dedicato al suo borough di nascita, Brooklyn, e appare anche su Air Force 1 e Air Trainer 1 nel “112 Pack” originale, oltre a Hyperdunk, Lebron 7, Lebron 8, due versioni della P-Rod 7 e, come detto, Dunk Low SB.

Author Marco Rizzi